“Immaginare il progetto come uno spazio che include i dubbi, le domande da porre” Gilles Clement”
Un pezzo di terreno al margine tra la città e i campi coltivati a mais nella pianura che si allarga ai lati della Dora. Recintato e chiuso su due lati da un canale. Un pozzo. Alberi da frutto piantati a filari, in un grande numero di varietà. Il nostro campo era stato un orto e frutteto per uso familiare. Se volevamo trasformarlo in giardino questo era il “genius loci” di cui tenere conto. Abbiamo così iniziato a tracciare gli spazi come in un orto: grandi aiuole rettangolari e sentieri dritti. Potevamo così mescolare gli spazi del giardino e quelli del vivaio, gli ombrai, conservando il carattere di quello spazio.
Iniziavamo anche a compilare l’elenco delle erbacee che crescevano nel prato. Avrebbero potuto darci informazioni sulle caratteristiche del terreno. Quanto era fertile, le condizioni di drenaggio, quali erano gli angoli più caldi e quali i più freddi. Cosa cresceva e cosa no.
Achillea millefolium
Artemisia vulgaris
Convolvolus arvensis
Cynodon dactylon
Galium verum
Geranium robertianum
Lamium purpureum
Lolium perenne
Papaver rhoeas
Plantago lanceolata
Potentilla reptans
Ranunculus arvensis
Rumex acetosella
Silene alba
Solidago canadensis
Sorghum halepense
Taraxacum officinale
Trifolium repens
Urtica dioica
Veronica arvensis
Vicia villosa
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e poco altro
Un prato piuttosto povero, composto soprattutto di graminacee che avevano approfittato della buona fertilità (siamo nella pianura ai lati della Dora, terreno limoso, da ortive) e poco contenute attraverso tagli ripetuti come queli che sarebbero stati fatti a un prato da foraggio. Lì per qualche anno nessuno aveva tagliato l’erba. Il risultato era che le erbacee perenni presenti erano poche, praticamente nessuna pianta annuale. Niente papaveri, niente fiordalisi, nessuna delle annuali che crescono dove il terreno viene smosso dalle lavorazioni e che non germinano dove c’è forte competizione di altre piante. Il convolvolo (Convolvolus arvensis), una delle infestanti più difficili da contenere, con le sue radici profonde e capaci di spezzarsi in mille pezzi per dare mille nuove piante era presente, ma in pochi esemplari. In compenso la gramigna abbondava.